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Codice: 9788879695428

Fronteggiare le calamità naturali per l’Italia e per le Marche significa anzitutto confrontarsi con un territorio popolato in maniera capillare e con una densità media rispettivamente di 195 e 158 ab/kmq; con vicende storiche che hanno disseminato i centri abitati ora in prossimità dei corsi d’acqua, talora sulle due sponde del fiume, come nel caso di Senigallia, ma anche sulle sommità collinari. Pertanto, l’azione da perseguire è quella di un’integrazione tra “difesa passiva” e “difesa attiva”, con la consapevolezza che gli interventi essenzialmente ingegneristici, quali «fissare il fiume […]contenere le piene entro stretti argini e allontanare l’acqua il più in fretta possibile» alla prova dei fatti non può ritenersi sufficiente e va integrata con interventi attivi che mirino alla mitigazione delle cause, si fondino su una pianificazione territoriale che, consapevole dei rischi ambientali, da un lato ne prevenga la pericolosità contenendone le probabilità, dall’altro promuove un’efficiente protezione civile.

Alla migliore comprensione del quadro attuale apporta un utile contributo la ricerca geostorica e il confronto tra prodotti cartografici delineati nel tempo, cui sempre più frequentemente si rivolgono anche i geologi, gli ingegneri ambientali e i territorialisti in genere. A questa metodologia si attiene il saggio di Giuseppe Santoni qui ospitato, con cui l’autore ricostruisce il rapporto tra fiume e città, tra Misa e Senigallia in età moderna e contemporanea, sulla base di documenti d’archivio, cartografia storica e geotecnica.

Per quel che riguarda le Marche sembra molto significativo che l’ormai classica ricerca sulle frane in Italia condotta da Roberto Almagià all’inizio del Novecento, cominci l’elencazione citando l’avvenimento che nel 1103 danneggiò l’abitato di Grottammare; un secolo dopo, nel 1204, rovina la rupe su cui sorge Castignano; nel 1269 sono attestati i franamenti del monte Conero. È una sequenza fitta di eventi calamitosi, in cui rientrano alluvioni, crolli, smottamenti, episodi che dal basso medioevo alla contemporaneità sono progressivamente documentati e diversamente valutati.

Doveroso è un rimando agli Statuti comunali di età tardo-medievale e al dettato che contengono in materia di “gestione del territorio”. Un principio generale impone che non venga modificato il corso dei torrenti e si vigili sul regolare drenaggio dell’acqua, onde prevenire danni alla viabilità, ai mulini o altre strutture.


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