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Codice: 9788879694001

La sezione monografica di questo numero raccoglie saggi che investono complessivamente il medioevo, inteso sia come periodo storico sia come sfondo di proiezioni moderne e postmoderne. Occorrerà mettere subito in evidenza che i testi pubblicati, per scelta programmatica, non affrontano di petto temi e questioni tradizionali della storia medievale - gli assetti e le forme del potere, le trasformazioni economiche e sociali, la religiosità e le istituzioni ecclesiastiche – bensì si muovono nella polarità di due differenti assi tematici: le fonti e le rappresentazioni. Le fonti (primary sources) costituiscono l’orizzonte metodologico entro il quale acquista senso ogni interpretazione storica: come ci insegna Marc Bloch, esse sono di per sé mute e diventano eloquenti soltanto a patti che qualcuno le sappia correttamente interrogare. Le fonti forniscono, a monte, la materia prima sulla quale lo storico fonda e perfeziona il proprio mestiere; esse sviluppano pure in ogni lettore, a valle, quella consapevolezza epistemologica della modalità con le quali viene formulata la narrazione storica. L’uso esperto delle fonti rappresenta dunque un antidoto contro ogni deriva interpretativa, contro l’idea di un passato inteso sempre più nella sua dimensione ludica e spettacolare, oppure identitaria e divisiva, sempre depotenziato da quella funzione conoscitiva e orientativa, utile per costruire un futuro per l’umanità, insita nella sua più intima natura.

Dunque, i saggi della parte monografica analizzano alcune peculiari categorie di fonti per mostrarne le loro risorse euristiche. Per il tardo medioevo, Emanuela Di Stefano mostra invece come le fonti ‘esterne’ alle Marche, quale il ricchissimo carteggio del mercante pratese Francesco di Marco Datini, possano rischiarare di luce nuova le dinamiche economiche non soltanto locali e consentano di ricostruire in modo circostanziato la circolazione di merci, la produzione di manufatti, la distribuzione e il consumo di beni. Francesca Ponziani, analizza invece la tipologia documentaria delle riforme consiliari cittadine per ricostruire, nel caso di Fermo, il mutevole profilo di una figura socialmente emarginata ma pure considerata un male necessario nella vita urbana tardomedievale: la meretrice. Giorgio Semmoloni, ricorrendo ad analoghe risorse documentarie, studia invece l’affermazione del culto del frate francescano Tommaso, missionario in Oriente, nella Tolentino degli ultimi secoli del medioevo: la fama di santità del religioso investe pure il tema della memoria e dell’identità cittadina, che costituiscono complessivamente la trama di fondo dei saggi che seguono. 

Il passato medievale non può essere infatti disgiunto dalle sue molteplici rappresentazioni: vere o false che siano, queste costituiscono tuttavia il segno vivo della memoria. Pertanto, Marco Moroni invita a riconoscere le potenzialità euristiche di una gara di contraffazione fra Monaldo e Giacomo Leopardi, una sfida giocata sulla ricreazione, artefatta ma per nulla arbitraria, di testi trecenteschi. Maria Chiara Pepa, da parte sua, studia la fortuna di cui godette Stamira, creazione mitica e letteraria del retore duecentesco Boncompagno da Signa, nel periodo risorgimentale e nella cultura popolare. Nel saggio firmato dal curatore della sezione, infine, si mostra come l’utilizzo spregiudicato di una categoria interpretativa post-medievale, come quella di ‘repubblica marinara’, abbia fornito materia per una storia di tipo identitario, nel caso di Ancona. Conclude la sezione monografica il saggio di Carlo Castignani, che rivolge uno sguardo personale a una nuova congerie di fonti con le quali lo storico del XXI secolo non può esimersi di confrontarsi: quelle disponibili nel web, sia come digitalizzazione di testi e immagini, sia come originale aggregazione di big data. 

Complessivamente, il quadro che emerge appare mosso e frastagliato. Da un lato, le fonti medievali mostrano tutta la loro intrinseca potenzialità, dall’altro la pluralità di rappresentazioni postmedievali scompongono la storia in una pluralità di sguardi e di usi. Insomma, il medioevo, spesso avvertito nel senso comune come sfuggente o inafferrabile, ribadisce ancora una volta la sua natura caleidoscopica: epoca densa di testimonianze scritte e di un patrimonio tangibile, ma pure ricca di significati e di simboli sui quali proiettare gli ideali e le aspirazioni del presente. La silloge di testi mira dunque a fornire qualche stimolo in più per volgere lo sguardo al passato e per riconoscere i meccanismi che ne regolano la comprensione.

 

Caratteristiche del volume:

Ft. 170x240 mm, 2017, 272 pp.


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