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Codice: 9788879693356

Sono da poco trascorsi venti anni dall’uscita del volume La presenza ebraica nelle Marche, curato da Sergio Anselmi e Viviana Bonazzoli, in cui veniva per la prima volta condotta una ricognizione ampia e approfondita ad ampio spettro sulla realtà ebraica marchigiana. Questo fascicolo di «Marca/Marche» non vuole certo avere la pretesa di costituirne il proseguimento o il contraltare. Più modestamente, nel ricordarne l’anniversario, si vuole cogliere l’occasione, per una rivista che ha un focus di approfondimento sulla storia della regione marchigiana, per mettere in rilievo il ruolo della presenza ebraica dal tardo medioevo fino all’età contemporanea e per gettare lo sguardo su alcune ricerche in corso. Al fine di evitare equivoci, conviene subito fissare un punto di partenza. Nel momento stesso in cui si restringe l’interesse verso il territorio della Marca e si procede con l’analisi delle fonti, si ha la consapevolezza immediata che la ricerca dei nessi e delle spiegazioni dei fatti e delle dinamiche porta lo sguardo fuori dagli ipotetici confini di partenza. “Storia regionale” si articola con “storia del Mediterraneo”, delle politiche degli Stati, delle relazioni commerciali, delle relazioni familiari nell’Italia centrale e oltre.

Questa consapevolezza fa da sfondo ai saggi che sono qui raccolti e che intendono inquadrare alcuni elementi del radicamento ebraico nella regione. Sotto questo specifico punto di vista, le Marche sono state una delle principali province dello Stato della Chiesa, per rilevanza e numerosità degli insediamenti prima della ghettizzazione, per densità di relazioni all’interno dell’ebraismo italiano (e non solo) e per importanza economica. Il saggio di Renata Segre originariamente pubblicato in francese nel 2005, che qui si ripropone in italiano nella sezione Riletture, lo dimostra ampiamente. L’attenzione dei papi verso questa realtà fu costante e ancora più stridente fu il cambiamento di politiche restrittive intrapreso alla metà del XVI secolo. Questo contesto economicamente vivo, attivo, in grado di costruire una fitta rete di banchi e di alleanze familiari su scala sovraregionale emerge in maniera nitida dai saggi che approfondiscono tre importanti località delle Marche: Recanati e Fermo, qui studiate da Marco Moroni e Luigi Rossi, da un lato, e Ancona, trattata da Luca Andreoni, dall’altro. Uno sguardo comparativo fra queste realtà e quelle del ducato urbinate, oggetto negli ultimi anni di diversi studi, consente di separare il destino del capoluogo dorico da quello delle città del primo entroterra. Per quanto sia Recanati che Fermo avessero uno sbocco sul mare collegato al centro cittadino, non irrilevante per il volume dei traffici scambiato, in particolare nel momento di maggiore apogeo del sistema fieristico adriatico fra Quattro e Cinquecento, il destino del grande porto dorico risalta in tutta la sua peculiarità. Due fattori, tra altri che si potrebbero menzionare, contribuiscono a spiegare la diversità di Ancona: la molteplicità delle minoranze etnico-religiose presenti e il diverso destino, rispetto al contesto regionale, legato alla vicenda della ghettizzazione nello Stato della Chiesa, qui consentita e concentrata (al pari di Roma), in seguito ai provvedimenti prima di Pio V Ghislieri (1569) e poi di Clemente VIII Aldobrandini (1593).

L’importanza della presenza ebraica, per la comprensione più estesa di una realtà composita al suo interno come le Marche, emerge quando si esce da uno sguardo essenzialmente economico e si abbracciano prospettive di approfondimento più ampie. Una conferma in più la si ha dalla lettura del saggio di Michaël Gasperoni, dedicato alle implicazioni demografiche e di mobilità sociale e spaziale che una lettura delle occorrenze onomastiche ebraiche consente di fare. Nel contributo di Giuseppe Capriotti e Concetta Ferrara, invece, si rintraccia uno dei temi fondamentali che animano lo studio della realtà ebraica del passato, quello della discriminazione e della caricatura dell’immagine degli ebrei. Il paradigma della condivisione degli spazi, delle pratiche quotidiane di azione commerciale fra minoranza e maggioranza e persino degli immaginari culturali, come terreno di confronto allora (e di studio oggi), non deve infatti far dimenticare gli elementi di imposizione coatta che riguardavano gli ebrei, le proibizioni e le definizioni (iconiche o letterarie) della “diversità” di questi ultimi. Le “città antiebraiche” che emergono dalla ricognizione condotta dai due autori sulla produzione artistica quattrocentesca non ci raccontano una storia separata di ripetizione sempre uguale a se stessa della avversità antiebraica del mondo cristiano, bensì sono uno dei volti, quello della battaglia frontale, che derivano dal paradigma della condivisione. Sono piuttosto il segnale più o meno puntuale delle tensioni presenti sui territori in determinati contesti e periodi, e dunque uno degli elementi che, e contrario, mostrano il modo degli ebrei di agire e di interagire con il gruppo maggioritario e con le autorità politiche che governavano i territori in cui essi vivevano. Il saggio di Paolo Peretti, che tratteggia la figura di Federico Consolo (1841-1906), erudito e musicista anconitano, e che affronta così un tema musicale, poco noto agli studiosi della presenza ebraica nelle Marche, porta invece il lettore in un’epoca a noi più vicina e aiuta a comprendere meglio le relazioni che si generarono fra cultura della maggioranza e cultura della minoranza negli anni centrali della formazione dello Stato unitario italiano. Al tema dell’intolleranza e della discriminazione in età contemporanea, infine, è dedicato il contributo conclusivo di Maila Pentucci, che si sofferma sull’insegnamento a scuola della Shoah e sui legami di lungo periodo che questa inevitabilmente evoca.

Nonostante le ricerche in corso si rivolgano verso molteplici settori, ancora molto lavoro vi è da fare. La ricchezza degli archivi notarili dei moltissimi comuni delle Marche che conobbero la presenza ebraica, così come delle città più grandi, non è che uno dei terreni che attendono di essere indagati più approfonditamente.

 

Caratteristiche del volume:

Ft. 170x240 mm, 2014, 288pp.


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